03/12/2004 Texte

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Basbous, Regimi Arabi'Tirano un Sospiro di Sollievo' ma opinione pubblica resta ostile a Washington

Parigi, 3 nov. - (Aki) - Dal Maghreb all'Arabia Saudita, i regimi arabi tirano un ''sospiro di sollievo'' per la vittoria di Bush alle presidenziali Usa. Ma l'opinione pubblica in Medio Oriente ha seguito con ''profonda disillusione'' il duello all'ultimo voto tra i due candidati alla Casa Bianca, come fa notare Antoine Basbous, direttore dell'Osservatorio dei Paesi Arabi di Parigi. In un colloquio con AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, l'esperto sottolinea come per le popolazioni arabe ''Bush e Kerry si equivalevano''. ''Nessuno nel mondo arabo ha riposto grandi speranze nell'esito di queste presidenziali - spiega - La percezione generale nelle ultime settimane era che i due candidati si equivalevano, e che anche un eventuale cambio di testimone alla Casa Bianca non avrebbe inciso in alcun modo sulla politica degli Stati Uniti in Medio Oriente''.

Diverso l'approccio dei regimi arabi, che per Basbous ''avevano quasi tutti interesse nel vedere rieletto Bush'', a partire dall'Iraq di Iyad Allawi e dalla casa reale saudita. ''Riad ha persino promesso di aumentare la sua produzione petrolifera per favorire la rielezione del presidente in carica'', fa notare l'esperto, che ricorda i ''profondi legami'' che esistono tra i reali sauditi, la famiglia Bush e l'establishment petrolifero americano.

Anche i paesi del Maghreb ''hanno tifato per Bush fino all'ultimo''. La diplomazia algerina - sottolinea Basbous - è ben introdotta negli ambienti repubblicani di Washington, e il Marocco è considerato dall'attuale amministrazione Usa un alleato cruciale nella lotta al terrorismo''. Non solo: Rabat riveste anche un ''ruolo significativo'' nell'ambito della cosiddetta 'iniziativa per il Grande Medio Oriente' lanciata l'anno scorso da Bush. Proprio nei prossimi mesi, ricorda Basbous, il Marocco ospiterà una conferenza sulla democrazia e le riforme nel mondo arabo che gli strateghi americani reputano di ''fondamentale importanza''.

Meno scontata, ma comunque chiara la posizione del Cairo, che secondo Basbous ''preferisce di gran lunga un Bush che conosce a un Kerry di cui non è mai riuscito a leggere le linee di politica estera''. "Nonostante le divergenze - fa notare l'esperto libanese - il regime di Mubarak si è schierato a favore di Bush, accettando, per esempio, di ospitare la conferenza sull'Iraq di fine novembre, un evento-chiave che è servito al presidente in carica soprattutto in campagna elettorale''. Per quanto riguarda invece la Libia, Basbous ricorda come ''Gheddafi, ora che Bush è ormai il vincitore ufficiale, potrebbe avviare già domattina le riforme economiche elaborate dal figlio Saif al-Islam''. Anche Tripoli, quindi, è ''più che sollevata'' per la rielezione dell'attuale presidente americano.

Ora che ha ottenuto un secondo mandato, Bush cercherà innanzitutto di ''finire il lavoro in Iraq'' - spiega Basbous - un'impresa non facile che dovrà necessariamente passare per una ''revisione della politica estera degli Usa''. Per l'esperto non ci sono comunque cambiamenti drastici all'orizzonte. ''Assisteremo a una certa continuità della politica americana in Medio Oriente, ma Bush dovrà iniziare a prendere le distanze dai neo-cons, che non hanno saputo valutare bene i rischi e le implicazioni del conflitto iracheno''.

Per Basbous il presidente americano continuerà a ''fare pressione sulla Siria'', e cercherà di affrontare il nodo del nucleare iraniano ''quanto prima''. Ma nonostante l'appoggio di molti regimi arabi, ''dovrà fare i conti con il sentimento di ostilità che il mondo islamico prova ancora nei confronti degli Usa'', un'ostilità che non ha risparmiato nemmeno Kerry. L'opinione pubblica araba, infatti - se chiamata a scegliere il nuovo capo della Casa Bianca - ''avrebbe votato in bianco''.

(Mam/Aki)

OBSERVATOIRE DES PAYS ARABES
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